Sborrami sulle tette
Era un fine settimana caldo e afoso, e Sofia e Giulia, due amiche inseparabili, si trovavano in terrazza a sorseggiare cocktail, ridendo e scherzando come al solito. Tra un sorso e l’altro, il discorso cadde sugli uomini e sulle loro fantasie.
“Secondo me, in due giorni potrei riempirmi le tette di sborra di almeno cinque uomini diversi,” disse Sofia, accarezzandosi sensualmente il décolleté.
Giulia rise, sfidandola con lo sguardo. “Cinque? Io ne raddoppio il numero. Facciamo una scommessa: chi ne colleziona di più entro domenica sera vince. La perdente paga la cena al ristorante più costoso della città.”
Sofia accettò con un sorriso malizioso. E così, la sfida ebbe inizio.
Sabato mattina – La palestra
L’aria della palestra era carica di sudore e testosterone. Giulia, consapevole del potere del suo corpo, si era posizionata vicino ai pesi liberi, indossando un top aderente che lasciava intravedere la generosa scollatura del suo seno prosperoso. Ogni suo movimento era studiato: si chinava con lentezza, inarcando la schiena mentre afferrava un manubrio, facendo tremare leggermente i suoi capezzoli duri sotto il tessuto.
Non passò inosservata.
Marco, il personal trainer dal fisico scolpito e le mani grandi, non resistette. Con una scusa banale, si avvicinò. “Hai bisogno di aiuto con la postura,” disse, la voce già roca. Le sue dita le sfiorarono i fianchi, scendendo con falsa discrezione verso il leggero arco della sua schiena.
Giulia lo guardò da sotto le ciglia, un sorriso malizioso che le incurvava le labbra carnose. “Forse sì…” sussurrò, lasciando che la sua mano le accarezzasse il ventre tonico. “Ma ho bisogno di più… stretching.”
Lo guidò nello spogliatoio, vuoto in quell’ora del mattino. Appena la porta si chiuse alle loro spalle, Marco non resistette: le afferrò i fianchi e la spinse contro il muro, catturando la sua bocca in un bacio bramoso. Giulia gemette, sentendo il suo già evidente rigonfiamento premere contro di lei.
Con movimenti esperti, gli sfilò la canotta, rivelando i muscoli definiti del suo torso. Le sue labbra si attaccarono alla pelle salata, mentre le mani di Marco le sollevavano il top, liberando il suo seno generoso. “Cazzo, che poppe meravigliose,” ringhiò, affondando la faccia tra quelle tette morbide, succhiando i capezzoli fino a farli diventare duri come pietre.
Giulia non perse tempo: sbottonò i suoi pantaloncini e affondò le dita dentro, liberando il suo cazzo già bagnato di precum. Lo strinse con decisione, facendolo gemere, mentre con l’altra mano si massaggiava un capezzolo. “Vuoi sborrarmi addosso, vero?” gli sussurrò all’orecchio, sentendolo pulsare tra le sue dita.
Marco non aveva più controllo. Con un ringhio, la spinse in ginocchio. Giulia non si fece pregare: avvolse le labbra attorno alla sua asta, succhiando con voracità, mentre una mano continuava a massaggiargli le palle. Il suo ritmo era implacabile, e quando sentì le sue cosce irrigidirsi, capì che era vicino.
“Voglio la tua sborra sulle mie tette,” ansimò, lasciando la sua bocca con uno schiocco umido e palpeggiandosi il seno con le mani.
Marco non trattenne più nulla. Con gemiti rotti, le scaricò addosso getti caldi e spessi, che le schizzarono sul collo, tra le tette e persino sul mento. Giulia si massaggiò il seno, spalmando quel liquido bianco sulla sua pelle, mentre lo guardava con occhi di sfida.
1 a Giulia.
Sabato pomeriggio – Il centro commerciale
Sofia, invece, optò per una tattica più sottile. In un negozio di elettronica, si fece aiutare da un giovane commesso timido a scegliere un nuovo smartphone. Si chinò apposta sul bancone, facendo cadere deliberatamente la scollatura.
“Mi raccomando, deve avere una buona… memoria,” gli disse, sfiorandogli la mano.
Il ragazzo arrossì, ma quando lei suggerì di “testare la fotocamera” nel magazzino, non se lo fece ripetere.
Sofia, con un sorriso malizioso, guidò il giovane commesso nel retro del negozio, dove il magazzino offriva la privacy necessaria. L’odore di plastica nuova e cartone riempiva l’aria, ma l’attenzione del ragazzo era tutta per Sofia. Lei si posizionò con fare sicuro, appoggiandosi a una scatola di forniture, e lo guardò dritto negli occhi mentre sfoggiava un’espressione accattivante e intrigante.
“Penso che dovremmo testare la fotocamera davvero bene,” disse Sofia con voce calda, abbassando leggermente tono. Le sue dita giocavano con il bordo della scollatura, attirando lo sguardo del ragazzo verso il suo décolleté generoso e invitante. “Che ne dici di qualche scatto ravvicinato?”
Il commesso, visibilmente nervoso ma incapace di resistere, annuì e sollevò il telefono. Sofia si mise in posa, assumendo espressioni sensuali e movimenti lenti che accentuavano le sue curve. Ogni scatto sembrava un invito, un’esplorazione visiva del suo fascino. Dopo alcune foto, Sofia fece un passo avanti, avvicinandosi al ragazzo fino a sentirne il respiro affannoso.
“Mi piace il modo in cui mi guardi,” sussurrò, le labbra appena a pochi centimetri dalle sue. Poi, con un movimento deciso, afferrò la sua cintura e tirò delicatamente, attirandolo ancora più vicino. “Ma voglio vedere quanto sei bravo a maneggiare qualcosa di più… personale.”
 Il ragazzo, ormai completamente catturato dal suo fascino, non oppose resistenza. Sofia si abbassò lentamente, mantenendo il contatto visivo mentre si inginocchiava davanti a lui. Con mani esperte, sfilò la cintura e iniziò a slacciare i bottoni dei suoi pantaloni. Il sibilo della cerniera che scendeva sembrò amplificare la tensione nell’aria.
Il ragazzo, ormai completamente catturato dal suo fascino, non oppose resistenza. Sofia si abbassò lentamente, mantenendo il contatto visivo mentre si inginocchiava davanti a lui. Con mani esperte, sfilò la cintura e iniziò a slacciare i bottoni dei suoi pantaloni. Il sibilo della cerniera che scendeva sembrò amplificare la tensione nell’aria.
Quando Sofia finalmente liberò il suo membro già rigido, lo accarezzò delicatamente con le dita, studiando ogni sua reazione. “Hai un bell’attrezzo,” mormorò, prima di avvicinare le labbra e iniziare un lento e sensuale pompino. Le sue mani si muovevano in sincronia con la bocca, aumentando il piacere del ragazzo con ogni movimento.
Il giovane commesso ansimava, le mani che si aggrappavano ai ripiani vicini per mantenere l’equilibrio. Sofia, con la sua esperienza, alternava suzione e carezze, portandolo sempre più vicino al punto di non ritorno. Poi, con un movimento improvviso, si fermò e si alzò in piedi.
“Credo che sia il momento di testare un’altra funzionalità,” disse con un sorriso malizioso, aprendo la camicetta e liberando i suoi seni. La vista del suo petto generoso fece gemere il ragazzo di desiderio. Sofia lo spinse delicatamente a sedersi su una scatola vicina e si avvicinò, posizionandosi in ginocchio di fronte lui.
Con un movimento fluido, afferrò il suo membro e lo strofinò tra i suoi seni, creando una sega spagnola che mandava il ragazzo in estasi. Le sue mani si muovevano abilmente, massaggiando e premendo, mentre il suo sguardo lo teneva ancorato a quell’intimo momento. Il respiro del ragazzo si fece sempre più affannoso, finché non poté più resistere.
“Sto per…” gemette, ma Sofia lo interruppe con un sussurro.
“Fallo per me,” gli disse, e fu sufficiente. Con un ultimo grido soffocato, il ragazzo raggiunse l’orgasmo, il suo seme caldo che schizzò sul petto di Sofia, imbrattandolo in modo visibile e soddisfacendo pienamente il suo desiderio di controllo e seduzione.
Sofia sorrise, soddisfatta del risultato, mentre il ragazzo cercava di riprendere fiato. “Direi che il test è stato un successo,” disse, pulendosi delicatamente con un fazzoletto prima di riabbottonarsi la camicetta. “Grazie per l’assistenza.”
E con questo, Sofia lasciò il magazzino, lasciando il giovane commesso a bocca aperta e ancora tremante per l’esperienza appena vissuta. 1 a Sofia.
Sabato sera – Il locale notturno
L’aria del club vibrava di musica elettrica e risate liquide, ma la vera competizione era appena iniziata. Sofia e Giulia, come due predatrici in un gioco di seduzione, si muovevano tra la folla con l’eleganza di chi sa di essere irresistibile. Sofia, avvolta in un body nero trasparente che lasciava intravedere i capezzoli duri sotto la stoffa, sfiorava gli avventori con uno sguardo promettente. Giulia, invece, aveva scelto un corsetto di pizzo rosso che sollevava il suo seno generoso fino a renderlo un’offerta impossibile da rifiutare.
Fu lei a fare la prima mossa. Con un sorriso a metà tra l’innocente e la tentatrice, attirò verso di sé un gruppo di ragazzi già arresi al suo fascino. Li guidò in un angolo più buio, dove l’intimità era garantita dai corpi che si muovevano al ritmo della musica. “Chi sborra di più vince un altro giro,” sussurrò, accarezzandosi le tette con un dito che scivolò sotto il bordo del reggiseno. La sfida era lanciata.
Uno dei ragazzi, il più impaziente, si fece avanti. Giulia gli afferrò la cintura e lo attirò a sé, inginocchiandosi con lentezza. Le sue labbra si aprirono sulla sua già palpitante erezione, mentre le dita massaggiavano con maestria la base. Il pompino era lento e deliberato, ogni movimento studiato per far gemere l’uomo sopra di lei. Quando lui iniziò a scivolarle in gola, lei ritrasse appena la testa, lasciando che la punta del suo cazzo pulsasse sulle labbra. “Voglio sentirti venire proprio qui,” mormorò, indicando il suo décolleté.
Non ci volle molto: con pochi colpi di lingua veloci e una mano che strizzava le palle, il primo getto schizzò tra le sue tette, caldo e denso. Giulia ridacchiò, raccogliendo lo sperma con un dito e leccandolo via con soddisfazione. “Uno a zero,” sussurrò agli altri due, che ormai non vedevano l’ora di partecipare.
Il secondo uomo optò per la masturbazione: si afferrò il cazzo davanti a lei, fissando quelle tette che sembravano fatte apposta per essere ricoperte. Iniziò a farsi una sega, lentamente. Lei, intanto, si massaggiava i capezzoli, inarcando la schiena per offrirsi meglio. Poi il ragazzo prese la sua mano e la portò verso il suo membro eretto, facendole capire così che voleva continuasse lei la masturbazione.
Giulia accettò con un sorriso malizioso, afferrando con sicurezza la sua asta già bella dura e umida di precum. Con movimenti abili e sensuali, iniziò a massaggiarlo, alternando ritmi lenti a strozzate più decise, mentre le sue dita giocavano con la punta sensibile. Ogni tanto si chinava in avanti, lasciando che il ragazzo sfiorasse con la punta del pene i suoi seni turgidi, aumentando così l’eccitazione di entrambi. Nell’aria si sentiva solo il respiro affannato e il suono umido delle loro carezze.
Giulia stringeva con delicatezza il suo cazzo, sentendo il calore e la consistenza sotto le dita. Iniziò a muovere la mano su e giù, alternando ritmi lenti e veloci, mentre con l’altra mano accarezzava le sue palle. Il respiro del ragazzo si fece sempre più affannoso, e quando il piacere ormai era al culmine, lui gemette: “Sto per venire…”. Un attimo dopo, schizzi caldi di sborra le ricoprirono le tette, scivolando lentamente sulla sua pelle mentre lei lo guardava soddisfatta.
L’ultimo scelse la sega spagnola: Giulia strinse le sue tette attorno al suo cazzo, lubrificandolo con la saliva e il seme già presente. Lo strofinò tra quella morbida carne, accelerando fino a farlo esplodere in un ultimo, glorioso schizzo che le colò fino alla pancia.
+3 a Giulia (totale: 4).
Dopo che l’ultimo dei tre uomini ebbe raggiunto l’orgasmo, Giulia si tirò su con eleganza, il corsetto rosso macchiato di sperma e il sorriso soddisfatto di chi sa di aver vinto la partita. I tre ragazzi, ancora con il fiato corto e lo sguardo annebbiato dal piacere, si guardarono tra loro, ansiosi di sapere chi avesse vinto la sfida.
“Allora, chi ha sborrato di più?” chiese il primo, mentre si sistemava i pantaloni, cercando di nascondere un barlume di speranza.
Giulia incrociò le braccia sotto il seno, studiandoli con occhi maliziosi. “Bella domanda,” rispose, facendo scorrere un dito lungo la pelle, come se stesse valutando la quantità di seme che ricopriva il suo corpo. “Ma il vincitore è… lui,” disse infine, indicando il terzo ragazzo, quello che aveva optato per la sega spagnola.
Il vincitore sorrise, orgoglioso, mentre gli altri due fecero una smorfia di delusione. “E il premio?” chiese, avvicinandosi a Giulia con un’aria sicura di sé.
Lei lo guardò negli occhi, il sorriso che si trasformava in un’espressione di sfida. “Il premio è quello che vuoi,” sussurrò, accarezzandogli il mento.
Lui non ci pensò due volte. “Voglio scoparti nel culo,” disse senza esitazione, la voce bassa ma carica di desiderio.
Giulia alzò un sopracciglio, sorpresa ma non contrariata. “Audace,” commentò, poi fece un cenno con la testa verso un angolo più appartato del club. “Andiamo.”
I due si allontanarono, lasciando gli altri due ragazzi a guardarli con invidia e desiderio. La notte era ancora lunga, e Giulia aveva appena dimostrato che, nel gioco della seduzione, lei era sempre un passo avanti.
Giulia lo guidò verso un angolo buio e appartato del club, dove l’ombra li avvolse come un velo di complicità. Senza perdere tempo, lo spinse contro il muro, afferrandogli i polsi con una presa decisa. “Se vuoi il mio culo, dovrai conquistartelo,” gli sussurrò all’orecchio, sfiorandolo con i denti.
Lui non aveva bisogno di ulteriori incoraggiamenti. Con un gesto rapido, le abbassò i pantaloni e le mutandine, lasciando scoperto il suo sedere sodo. Si bagnò le dita con la sua saliva e le fece scivolare tra le natiche, accarezzando l’ingresso stretto e invitante. Giulia trattenne il fiato per un attimo, poi lasciò uscire un gemito soffocato quando il suo dito infine penetrò dentro di lei, preparandola con movimenti circolari.
“Adesso basta giochi,” disse lui, ansimando mentre si liberava del suo cazzo, già durissimo. Spalmò un po’ di saliva sulla punta, poi allineò la sua asta contro il buco stretto di Giulia. Con una spinta decisa, si infilò dentro, lentamente ma inesorabilmente, finché non fu completamente sepolto in quel calore stretto e invitante.
Giulia si arcò contro di lui, gemendo mentre lui iniziava a muoversi, prima con ritmo lento per permetterle di abituarsi, poi sempre più veloce. Le mani di lui afferrarono i suoi fianchi, guidandola avanti e indietro sul suo cazzo, mentre lei ricambiava ogni spinta con un movimento dei fianchi che lo facevano impazzire.
“Che culo stretto,” ringhiò lui, sentendo il calore avvolgerlo come una morsa perfetta. Il ritmo divenne frenetico, i loro corpi che si scontravano con un’urgenza animalesca. Giulia si morse il labbro per non urlare, ma ogni colpo più profondo strappava da lei un brivido di piacere.
Quando sentì avvicinarsi l’orgasmo, lui afferrò i suoi capelli e la costrinse a guardarlo. “Sborro nel tuo culo,” annunciò con voce roca, e con un ultimo colpo potente, esplose dentro di lei, riempiendola di sborra calda. Giulia lasciò sfuggire un gemito lungo e soddisfatto, sentendo il liquido uscirle lentamente mentre lui si ritraeva.
“Beh,” disse ridendo affannato, “non male come premio.”
Sofia, dall’altra parte della stanza, sorseggiò il suo cocktail con un sorriso complice. La partita era solo all’inizio. Il suo vestito aderente, scollato fino a metà seno, catturava ogni sguardo, soprattutto quello dell’uomo più maturo seduto nel divano VIP, un industriale con l’aria di chi non si accontenta mai.
Non ci volle molto perché il loro gioco iniziasse. Sofia si avvicinò con passo felino, facendosi strada tra gli sguardi invidiosi delle altre donne, e si sedette accanto a lui, sfiorandogli la coscia con un dito intinto di malizia. “Mi piacciono gli uomini che sanno cosa vogliono,” sussurrò, le labbra umide mentre si mordicchiava il labbro inferiore.
Lui le passò una mano dietro la nuca, tirandola verso di sé per un bacio profondo. Sofia non oppose resistenza, anzi, si lasciò andare, mentre con le dita esperte iniziava a massaggiarsi i seni sopra il vestito, facendo benedire la scelta del reggiseno push-up. Le sue dita affondavano nella carne morbida, i capezzoli si indurivano sotto la stoffa, e l’uomo non poté fare a meno di posare la sua mano su di lei, sostituendosi alle sue dita con un tocco più deciso.
“Vieni,” le disse con voce roca, alzandosi e guidandola verso il bagno del locale. Non appena la porta si chiuse alle loro spalle, Sofia si inginocchiò senza esitazione, sfilandogli la cintura e i pantaloni con gesti rapidi. Il suo cazzo era già duro, pulsante tra le sue dita. Lo adorava così, quando la pelle era tesa e calda, pronta a esplodere.
Con un movimento lento, iniziò a leccargli la punta, raccogliendo la prima goccia di precum con la lingua. Poi lo ingoiò tutto, profondamente, fino a sentire il suo pacco sfiorarle il mento. Le mani dell’uomo si intrecciarono nei suoi capelli, guidandola con forza, mentre lei alternava suzioni potenti a languidi colpi di lingua lungo l’asta. Ogni volta che saliva, lo guardava negli occhi, sfidandolo a resistere.
Ma lui voleva di più. Con un grugnito, la tirò su e la fece girare verso il lavandino. “Mettiti comoda,” le ordinò, mentre le sollevava la gonna e le strappava via le mutandine. Sofia obbedì, appoggiandosi allo specchio con un sorriso compiaciuto, sapendo esattamente cosa sarebbe successo dopo.
Lui le afferrò i seni liberandoli dal vestito, stringendoli tra le mani come fossero la sua proprietà. I capezzoli, duri e sensibili, reagivano a ogni pizzicotto, ogni carezza. Sofia gemeva, inarcando la schiena per offrirglieli ancora di più.
Lui non perse tempo. Le mani che poco prima stringevano i suoi seni scivolarono lungo i fianchi, afferrandole i glutei con decisione mentre la spingeva contro il lavandino. Sofia sentì il calore del suo corpo premuto contro di lei, la pressione del suo cazzo già duro che cercava il suo ingresso.
Con un movimento rapido, glielo infilò dentro, facendola sobbalzare. Le sue dita si aggrapparono al bordo del lavandino mentre lui iniziava a muoversi con ritmo deciso, ogni spinta più profonda della precedente. I gemiti di Sofia si mescolavano al suono della loro pelle che si sbatteva, mentre lo specchio davanti a loro si appannava per il respiro affannoso.
Lui la teneva stretta, dominandola completamente, il respiro roco nell’orecchio mentre le diceva quanto fosse stretta, quanto lo facesse impazzire. Lei lo incitava, muovendosi all’unisono con lui, sentendo l’orgasmo avvicinarsi inesorabile.
 Ma proprio quando lui stava per raggiungere il limite, Sofia agì con sicurezza. Con un movimento improvviso, si girò, interrompendo il loro accoppiamento. Lo spinse con delicatezza ma fermezza verso il water, facendolo sedere sul bordo. Senza bisogno di parole, si inginocchiò davanti a lui, gli afferrò il cazzo ancora bagnato di lei, e lo strinse tra i suoi seni, avvolgendo la sua lunghezza con la morbida carne.
Ma proprio quando lui stava per raggiungere il limite, Sofia agì con sicurezza. Con un movimento improvviso, si girò, interrompendo il loro accoppiamento. Lo spinse con delicatezza ma fermezza verso il water, facendolo sedere sul bordo. Senza bisogno di parole, si inginocchiò davanti a lui, gli afferrò il cazzo ancora bagnato di lei, e lo strinse tra i suoi seni, avvolgendo la sua lunghezza con la morbida carne.
E poi arrivò il momento tanto atteso. Con qualche rapida strofinata tra le sue tette, lui si posizionò tra di esse, sputandoci sopra per aumentare lo scivolamento. Sofia chiuse i seni intorno alla sua asta, massaggiandolo con movimenti su e giù, mentre lui affondava le dita nei suoi capelli.
“Ecco, così,” ansimò Sofia, sentendo il suo respiro farsi sempre più affannato. “Sborrami addosso, voglio sentirti esplodere.”
Lui non si fece ripetere l’invito. Con un ultimo colpo di bacino, gemette rauco mentre il primo getto caldo schizzò sul suo collo, seguito da una seconda, poi una terza ondata, fino a coprirle completamente i seni di bianco. Sofia ridacchiò, sfregandosi il liquido sulla pelle come fosse una crema preziosa.
“Che bravo ragazzo,” mormorò, leccandosi un dito con soddisfazione.
Con un sorriso sornione, Sofia si sistemò il vestito – ancora smosso dal tumulto nel bagno – e tornò al tavolo insieme a lui, fingendo una compostezza che sapeva già non sarebbe durata. Al tavolo, li attendeva Marco, l’amico di Luca, con due birre già ordinate e un’espressione divertita.
“Dove eravate finiti, eh?” commentò Marco, alzando il bicchiere in un brindisi sarcastico mentre i due si sedevano.
Luca gli rivolge uno sguardo di intesa. Marco rise, ma la risata gli si strozzò in gola quando sentì le mani di Sofia accarezzargli la coscia sotto il tavolo. Le lanciò un’occhiata, ma lei fingeva di essere completamente assorta nel controllo del rossetto, anche se le labbra le si incurvarono appena in un sorriso complice.
“Tutto bene?” chiese Luca, accorgendosi della sua espressione tesa.
“Perfetto,” borbottò lui, mentre le dita di Sofia gli slacciavano già i jeans con abilità chirurgica.
Sofia non perse tempo. Con un movimento fluido, scivolò giù dalla sedia e si infilò sotto il tavolo, nascondendosi tra le gambe di Marco. Il tavolo, coperto da una tovaglia lunga, era il riparo perfetto.
Luca, facendo finta di nulla, continuò a parlare del lavoro, mentre Marco cercava disperatamente di mantenere un’espressione neutra. Ma quando la bocca calda di Sofia lo avvolse all’improvviso, non riuscì a trattenere un sussulto.
“Che c’è? Fa freddo?” rise Luca.
Marco annuì, serrando i denti. “Un brivido improvviso.”
Sotto il tavolo, Sofia giocava con lui, alternando lingueggiate lente a succhiate profonde. Sentiva i muscoli delle sue cosce contrarsi, mentre lui cercava di non tradirsi. Le sue mani le affondarono tra i capelli, guidandola con discrezione, ma lei sapeva benissimo cosa stava facendo.
“Marco, sembri un po’… nervoso,” disse, mentre la bocca di Sofia inghiottiva il suo membro turgido sotto il tavolo.
Marco deglutì, sentendo la pressione salire.
Sofia decise di chiudere la partita. Con un ultimo, lento movimento delle labbra, lo spinse oltre il limite. Marco gemette, le dita che si stringevano ancora più forte nella tovaglia, mentre il calore lo travolgeva in onde intense. Sofia non si tirò indietro: lasciò che il primo getto le schizzasse sul collo, scivolando lentamente verso la scollatura del vestito. Poi, con un gesto sicuro, lo guidò verso il suo seno, dove il resto di lui finì in perle bianche e lucide sulla pelle ancora fremente.
“Mmm… sembri molto più rilassato, adesso,” commentò, sfiorandosi il petto con un dito, prima di leccarselo con aria soddisfatta. Marco, ancora senza fiato, la guardò con occhi annebbiati dal piacere. “E io? Divertita a dovere.”
Sofia riemerse con eleganza, sistemandosi i capelli e sorseggiando il bicchiere di Luca come se nulla fosse.
“Bevi, amore,” gli sussurrò, con malizia. “Devi recuperare i liquidi.”
Marco scoppiò a ridere, alzando il bicchiere. “Alla salute, allora.”
E in quell’istante, Luca capì che la serata era appena diventata molto più interessante.
+2 a Sofia (totale: 3).
Domenica – L’ultimo sprint
La domenica fu una corsa contro il tempo, ma Giulia sapeva esattamente come riempire ogni minuto con piacere. Aveva organizzato un “brunch speciale” a casa sua, un pretesto perfetto per invitare due dei suoi colleghi più affascinanti e il suo vicino di casa, un uomo più maturo che da tempo le lanciava sguardi pieni di desiderio.
Con champagne freschissimo e carezze audaci sotto la tavola imbandita, li convinse senza troppi sforzi a partecipare al suo gioco: “dipingere” il suo petto generoso con la loro sborra, uno dopo l’altro.
Il primo: il pompino lento e sensuale
Il primo a cedere fu Marco, il collega alto e atletico che non riusciva mai a nascondere l’erezione ogni volta che lei si chinava davanti a lui in ufficio. Mentre gli altri due ancora sorseggiavano il vino, Giulia lo guidò in camera da letto e, senza perdere tempo, si inginocchiò davanti a lui.
Con le dita slacciò la sua cintura e fece scivolare giù i pantaloni, scoprendo un cazzo già durissimo che pulsava di desiderio. Lo avvolse con le labbra lentamente, facendolo gemere quando la sua lingua scivolò lungo il frenulo. Le sue mani accarezzavano i suoi fianchi mentre lui le afferrava i capelli, perdendosi nel ritmo umido e profondo della sua bocca.
Quando sentì che stava per esplodere, Giulia si ritirò lasciandolo gemere di frustrazione, poi gli ordinò di sborrarle sul seno. Lui non resistette: con pochi colpi di anche, lo sperma caldo schizzò in archi perfetti sulle sue tette, coprendole i capezzoli in un rivolo bianco e appiccicoso.
Il secondo: la scopata selvaggia
Il secondo era Luca, il vicino, un uomo sulla quarantina con mani esperte che la fissava con avidità. Non aveva perso tempo e l’aveva già spinta sul divano, divorandole la bocca mentre le alzava la gonna.
Lei gli sussurrò “Voglio che mi sfondi” e lui obbedì, infilando il cazzo dentro di lei con un colpo secco. Le sue anche erano potenti, i suoi colpi profondi. Giulia si inarcò sotto di lui, afferrandogli il sedere per spingerlo ancora più dentro, mentre le sue tette rimbalzavano al ritmo selvaggio della scopata.
Lui annusò il suo collo, grugnendo come un animale, e quando sentì che stava per venire, la fece girare a pecora. Con una manata sul culo, le ordinò di toccarsi mentre lui le sborrava addosso. Un fiotto denso e abbondante le schizzò sulla schiena e sul culo, poi Giulia si gira per ricevere il resto della sborrata sulle tette, ancora sporche del primo carico.
Il terzo: la doppia stimolazione
L’ultimo era Andrea, il collega timido che non aveva mai osato avanzare pretese. Ma quella sera era diverso. Vedendola così porca e desiderabile, non resistette.
Giulia lo fece sedere sul letto e gli cavalcò la faccia, premendo la figa bagnata sulle sue labbra mentre intanto gli masturbava il cazzo con movimenti abili. Lui la leccò con passione, mentre la mano di Giulia accelerava sempre di più.
Quando lo sentì irrigidirsi, si alzò e si mise a cavalcioni, facendolo entrare dentro di sé con un gemito profondo. Lo guardava negli occhi mentre godevano contemporaneamente—lei con un orgasmo tremante, lui con uno schizzo violento che ricopriva definitivamente il suo petto, mescolandosi alle altre sborrate.
Alla fine, Giulia rimase distesa sul letto, il petto ormai completamente dipinto di bianco, mentre i tre uomini la guardavano con ammirazione e desiderio ancora insoddisfatto.
+3 a Giulia (totale: 7).
Sofia, invece, si iscrisse a un’app di incontri e in poche ore organizzò tre incontri lampo. E non erano uomini qualunque: c’era il barista dai tatuaggi sulle braccia, il motociclista dalla giacca di pelle aderente e il professore universitario con quell’aria seria che nascondeva un’insospettabile voracità. Ogni incontro fu un gioco seducente in cui Sofia regnava sovrana, guidandoli verso un piacere intenso e facendo sì che tutti e tre finissero nello stesso modo: con una generosa sborrata sul suo seno.
Il Barista – Il Pompino Perfetto
L’appuntamento con il barista fu il primo. Dopo un caffè e qualche battuta sfuggente, Sofia lo portò nella retro sala del locale, dove l’odore del caffè si mescolava all’eccitazione. Con un sorriso malizioso, si inginocchiò davanti a lui, slacciandogli i pantaloni con lentezza. Quando la sua bocca calda avvolse il cazzo già durissimo, il barista gemette, le dita che si infilavano tra i suoi capelli. Sofia alternò lingueggiamenti veloci a suzioni profonde, le labbra strette attorno alla base mentre una mano massaggiava le palle. Quando sentì che stava per esplodere, si tirò indietro, abbassò la scollatura e con voce suadente sussurrò: *”Voglio che mi ricopri.”* Con un ultimo gemito, il barista le scaricò addosso getti densi e caldi, che le colarono tra i seni sodi, lasciandola bagnata e soddisfatta.
Il Motociclista – La Cavalcata Selvaggia
Il secondo incontro fu con il motociclista, che la portò con sé in un vicolo appartato. Sofia non perse tempo: dopo un bacio appassionato, si voltò e si appoggiò alla moto, alzando la gonna e offrendosi a lui. Il motociclista la penetrò con un colpo secco, afferrandola per i fianchi e sbattendola con forza. Sofia mordeva il labbro, sentendo ogni spinta mentre il cazzo le riempiva la figa. Quando il motociclista iniziò a perdere il ritmo, Sofia si strinse intorno a lui e gemette: *”Sborrami addosso, voglio sentirti scoppiare.”* Lui la tirò a sé, estraendosi all’ultimo secondo e sparando schizzi abbondanti sul suo décolleté, coprendole i capezzoli turgidi di sperma caldo.
Il Professore – L’Orgasmo Controllato
L’ultimo era il professore, un uomo metodico che Sofia fece perdere il controllo. Lo incantò con discorsi colti in un bar elegante, parlando di letteratura francese con una tale passione che lui, abituato a essere l’autorità in aula, si ritrovò ad ascoltarla affascinato. Il suo sguardo scivolava spesso sul décolleté di Sofia, dove i seni prosperosi si intravedevano appena oltre il tessuto della camicetta di seta, un contrasto perfetto tra intellettualismo e tentazione.
Poi lo portò in bagno. Non era la prima volta che Sofia trasformava un luogo pubblico nel palcoscenico dei suoi giochi, e il bagno del locale, con le sue luci soffuse e il rumore ovattato della musica proveniente dal salone, era perfetto. Con movimenti lenti e misurati, gli sfilò la cinta, i polpastrelli che sfioravano l’addome teso del professore, già visibilmente eccitato. Lo fece sedere sul water, e mentre si sistemava in grembo a lui, il vestito di lei scivolò via, lasciando intravedere il reggiseno nero che sosteneva i suoi seni con perfetta eleganza.
Lo guidò dentro di sé, muovendosi con un ritmo languido ma implacabile. Ogni angolazione era studiata, ogni scivolata delle sue anche un artefatto di seduzione. Ma Sofia voleva di più. Quando lui sembrava vicino all’orgasmo, rallentava, lasciando che la tensione si accumulasse nel suo corpo, un gioco crudele e delizioso. “Non ancora,” mormorava, le unghie che gli segnavano le spalle, mentre lo guardava soffrire per il piacere trattenuto.
Poi, cambiò tattica. Con un sorriso malizioso, Sofia si alzò e si inginocchiò davanti a lui. Con le dita accarezzò il suo cazzo palpitante di desiderio. Ma invece di usare le mani, lo strinse tra i seni, la carne calda e morbida che avvolgeva ogni centimetro della sua erezione. Il professore emise un gemito strozzato mentre lei iniziava a muoversi, sollevando e abbassando il petto con movimenti lenti, le labbra che sfioravano la punta sensibile ad ogni passaggio.
Era una sensazione inebriante—il contrasto tra la dolcezza della sua pelle e la pressione decisa del seno. Sofia aumentò il ritmo, il respiro del professore che si faceva sempre più affannoso, le mani che si aggrappavano ai suoi fianchi come se temesse di dissolversi. *”Guarda come mi riempi,”* sussurrò lei, abbassando lo sguardo verso il cazzo che scompariva tra le sue curve, la pelle lucida di precum e desiderio.
Quando finalmente gli permise di venire, il professore perse ogni controllo. Con un gemito roco, afferrò i suoi seni e scaricò fiumi di sborra sulla sua pelle, lo sperma che colava tra le curve generose, un quadro di pura dissolutezza. I suoi occhi erano socchiusi, la bocca semiaperta in un’espressione di estasi sconfinata, mentre Sofia sorrideva soddisfatta, sapendo di averlo completamente annientato—con nient’altro che il suo corpo e la sua astuzia.
+3 a Sofia (totale: 6).
La resa dei conti
A sera, le due si ritrovarono di nuovo in terrazza, stanche ma soddisfatte.
“Allora?” chiese Giulia, orgogliosa.
“Ho totalizzato sei,” ammise Sofia.
Giulia sorrise trionfante. “Sette. La cena è mia.”
Sofia scrollò le spalle, ridendo. “Forse ho perso, ma mi sono divertita un sacco.”
Giulia annuì, sollevando il bicchiere. “Alla prossima scommessa, allora. Magari… chi prende più sborra in faccia?”
Sofia rise, facendo tintinnare il suo bicchiere contro quello dell’amica. “Combinato.”
