Storie di sesso

Gita scolastica Hot

La classe 5°B del Liceo Scientifico “Galileo Galilei” era in gita scolastica di tre giorni in un rifugio di montagna. Dopo una giornata di escursioni e cena al sacco, il gruppo più vivace si era ritrovato nella stanza più grande dell’ostello, tra risate e battute.

Alessia, una ragazza di 19 anni con un fisico da far girare la testa—seno prosperoso, fianchi generosi e un sorriso da tentatrice—era seduta sul divano, circondata da sei dei suoi compagni di classe.

Tra loro c’era Luca, il tipico spaccone della classe, che dopo qualche round di “Verità o Sfida” aveva lanciato la proposta:

“Se perdi la prossima mano, dovrai far venire sei di noi… e ognuno potrà scegliere come vuole essere masturbato.”

Alessia, sicura di vincere, aveva accettato con un sorriso provocatorio.

Ma il destino era crudele.

Persa la scommessa, ora doveva mantenere la parola.

Marco e la mano esperta

Marco, un ragazzo atletico con un sorriso furbo, fu il primo a farsi avanti.

“Allora, come vuoi che ti faccia godere?” chiese Alessia, accovacciandosi davanti a lui mentre gli altri si sistemavano intorno, curiosi ed eccitati.

“Con la mano. E fallo lentamente… voglio che duri.”

Alessia annuì e con gesto sicuro slacciò i suoi jeans, tirando giù il boxer e liberando il suo cazzo già rigido. Lo afferrò alla base, sentendolo pulsare tra le dita.

“Mmmm, sei già così duro…” mormorò, accarezzandolo con movimenti circolari sulla punta, facendo gemere Marco.

Con l’altra mano gli massaggiò le palle, alternando pressioni delicate a strizzate più decise. Poi sputò sul suo palmo e riprese a strofinare, questa volta più veloce, lubrificandolo bene.

“Cazzo, Alessia… non scherzi…” ansimò lui, le dita che si stringevano sul divano.

Lei accelerò, fissandolo negli occhi mentre la sua mano lavorava con maestria, finché un brivido percorse tutto il corpo di Marco e un getto caldo le schizzò sul palmo e sul polso.

“E uno è fatto,” sussurrò Alessia, pulendosi con un sorriso soddisfatto.

 

Simone e il seno generoso

Simone, il ragazzo timido della classe, si fece avanti dopo, rosso in volto ma con un’erezione che deformava i suoi pantaloni.

“Io… io vorrei… tra le tue tette,” balbettò.

Alessia sorrise e senza esitazione si slacciò la camicetta, lasciando cadere il reggiseno e liberando i suoi seni abbondanti e sodi.

“Ecco qua,” disse, avvicinandosi.

Prese il cazzo di Simone tra le sue tette, stringendole forte attorno a lui e iniziando a muoversi su e giù. La pelle morbida delle sue mammelle scivolava perfettamente lungo la sua asta, già bagnata dalla sua stessa saliva.

Simone emise un gemito strozzato, le mani che si aggrappavano ai braccioli della sedia.

“Ti piace, vero?” Alessia lo provocò, chinandosi per leccargli la punta ogni pochi movimenti, facendolo rabbrividire.

“S-sì, cazzo… è troppo buono…”

Lei accelerò, i capezzoli che sfioravano la sua asta, finché Simone non gridò, il corpo che si inarcava mentre le sborrate le schizzavano sul petto e sul mento.

Alessia ridacchiò, pulendosi con un dito che poi si leccò via.

“Due su sei.”

Diego e la bocca golosa

Diego, il ragazzo più alto della classe, con uno sguardo da predatore, si sistemò sulla poltrona davanti a lei.

“Voglio la tua bocca. Fino in fondo.”

Alessia lo fissò per un attimo, poi si inginocchiò, aprendo le labbra e accogliendo la punta del suo cazzo tra di esse. Lo leccò lentamente, dalla base alla cima, poi lo ingoiò tutto in un colpo solo, facendolo urlare.

“Porca troia, Alessia!”

Lei iniziò a muovere la testa avanti e indietro, prendendo un ritmo veloce, le labbra strette attorno a lui mentre le sue mani gli massaggiavano le palle.

Sentiva il suo sapore, il calore, il modo in cui il suo corpo si tendeva. Quando tirò indietro la testa per respirare, un filo di saliva le collegava ancora le labbra alla sua punta.

“Non fermarti…” gemette lui.

Alessia obbedì, riprendendo a succhiare con voracità, finché Diego non le afferrò i capelli e le spinse la testa ancora più giù.

“Sto per—”

Un getto caldo le riempì la gola e lei inghiottì tutto, leccandosi le labbra con lussuria.

“E Tre.”

Riccardo e le natiche morbide

Riccardo, il ragazzo con il sorriso più malizioso, si sedette sul bordo del letto, le gambe leggermente divaricate per far spazio alla sua erezione già rigida che pulsava sotto il tessuto dei suoi boxer neri. Aveva quel modo di sorridere che faceva capire ad Alessia che non avrebbe reso le cose facili.

“Voglio che me lo strofini tra le natiche,” disse, sfiorandosi già il cavallo dei jeans stretti, dove il suo cazzo stava già premendo per uscire.

Alessia lo guardò con un sopracciglio sollevato, ma il sorriso compiaciuto sulle sue labbra dimostrava che non era affatto sorpresa. Dopo tre ragazzi già soddisfatti, sapeva che le richieste sarebbero diventate sempre più audaci.

Con un sospiro esagerato, come se stesse cedendo a una richiesta assurda, si girò. I suoi leggings neri aderenti scivolarono giù lungo le gambe, rivelando il suo sedere perfettamente tonico, rotondo, con una pelle liscia che luccicava leggermente sotto la flebile luce della lampada da hotel.

Riccardo trattenne il respiro mentre lei si spalmò un po’ di saliva tra le natiche, muovendo le dita con un’esperienza che lo fece imprecare sottovoce. Poi, senza esitazione, infilò il suo cazzo tra quelle chiappe morbide e calde, stringendo intenzionalmente i glutei attorno a lui.

“Oh, cazzo… che delizia!” ringhiò Riccardo, le dita che affondarono nei fianchi di Alessia.

Lei sorrise soddisfatta, poi iniziò a muovere il bacino con movimenti lenti e circolari, facendo scivolare il cazzo di Riccardo avanti e indietro tra le sue chiappe. Ogni volta che si ritraeva, la punta del suo pene emergeva per un istante, lucida di saliva, prima di essere riaffondata nel calore di quel tunnel perfetto. Ogni volta che si spingeva all’indietro, sentiva il calore di lui premere contro di lei, la punta che sfiorava la base della sua schiena.

“Ti piace così?” gli sussurrò, aumentando la pressione.

Riccardo non rispose subito. Le sue mani le avevano già afferrato i fianchi, le dita che affondavano nella sua carne morbida mentre la spingeva con più forza contro di lui. “Cazzo, sì… continua così…”

Riccardo emise un gemito roco, le mani che le aggrapparono i fianchi, spingendola ancora più forte contro di lui. “Sì, cazzo… sembri fatta apposta per questo…”. Alessia contrasse i glutei, aumentando la pressione, e iniziò a muovere il bacino avanti e indietro. Il cazzo di Riccardo scivolava tra le sue natiche, la punta che a volte sfiorava l’inguine, altre volte quasi usciva completamente, solo per essere riacciuffato dal movimento fluido dei suoi fianchi.

Alessia accelerò, sentendo il suo respiro farsi sempre più affannato. Le vene del suo cazzo pulsavano tra le sue natiche, e quando sentì il suo corpo irrigidirsi, sapeva che stava per finire. Con un ultimo movimento deciso, Riccardo imprecò, e le prime scie calde di sborra le schizzarono lungo la schiena, alcune gocce che le colarono fino alla vita. Alessia continuò a muoversi piano, facendolo svuotare completamente finché non ebbe finito, le ultime gocce che colavano lungo la sua pelle.

Lei si voltò con un sorriso compiaciuto, sfiorandosi la pelle bagnata con le dita. “Quattro.”

Alessia si pulì la schiena con un fazzoletto, poi si aggiustò i leggings, pronta per il prossimo. Mancavano ancora due ragazzi, e se questi erano stati solo l’antipasto, non vedeva l’ora di scoprire come sarebbe andata a finire.

Federico e la doppia tecnica (bocca e mano)

Federico, il più silenzioso del gruppo, si avvicinò con uno sguardo oscuro di desiderio. L’aria tra di loro era carica di tensione, e quando parlò, la sua voce era un brusio roco, quasi una minaccia dolce.

“Voglio… la tua bocca. Ma mentre mi massaggi le palle.”

Alessia non rispose a parole, ma il languido sorriso che le sfiorò le labbra fu risposta sufficiente. Si inginocchiò con grazia, le mani che gli slacciarono la cintura con movimenti esperti. Mentre lo liberava dai vestiti, sentì il calore emanare dal suo corpo, il profumo muschiato che la avvolse.

Con delicatezza, lo prese in bocca, lasciando che la punta del suo cazzo sfiorasse il palato prima di scendere più in profondità. Contemporaneamente, la sua mano sinistra si infilò tra le sue gambe, le dita che accarezzavano lentamente i testicoli, massaggiandoli con pressione alternata—prima lieve, poi più decisa, seguendo il ritmo delle sue sudate.

Federico fece vibrare un gemito strozzato, le dita che si intrecciarono nei suoi capelli senza spingerla, lasciandole il controllo. Alessia alternò ritmi: lenta, quasi tormentosa, facendolo fremere; poi rapida, intensa, fino a sentirlo irrigidirsi, i muscoli delle cosce che tremavano sotto le sue dita.

“Sto per esplodere…” ringhiò, la voce spezzata.

Alessia non si tirò indietro. Lo guardò negli occhi, sfidandolo mentre la mano continuava a lavorarlo sotto, stimolandolo fino all’ultimo istante. Quando finalmente esplose, lei rimase ferma, accogliendo ogni scossa, ogni getto caldo che le riempiva la gola. Ingoiò con precisione, senza fretta, senza sprecare nulla. E solo quando lui si rilassò, esausto, si staccò con un ultimo bacio sulla punta ancora sensibile.

“Contento?” sussurrò, sfiorandosi il labbro inferiore con un dito.

Federico la fissò, ancora senza fiato, e per la prima volta quella sera, sorrise.

“Cinque.”

Luca, Il vincitore della scommessa

Luca, l’artefice di tutto, si sistemò sul divano con un sorriso trionfante.

“Io voglio tutto: bocca, tette e culo!”

Alessia ridacchiò, arrossendo leggermente sotto lo sguardo compiaciuto dei compagni che assistevano alla scena. “Ambizioso, eh?”

Si inginocchiò davanti a lui, le mani che gli sbottonarono i jeans con movimenti lenti, quasi teatrali. Quando la cerniera scivolò giù, il suo pacco era già teso, il tessuto della mutanda che tratteneva a fatica un’erezione imponente. Alessia lo liberò, soffiandoci sopra con malizia prima di avvolgere le labbra attorno alla punta, umida e già sensibile.

La bocca

La bocca di Alessia era calda e abile, la lingua che danzava lungo il frenulo mentre le labbra si stringevano intorno alla sua lunghezza. Luca emise un gemito profondo, le dita che si infilarono tra i suoi capelli per guidarla. Lei non aveva fretta, alternando suzioni lente e profonde a movimenti più rapidi, la saliva che le colava sul mento mentre lo guardava da sotto le ciglia.

“Cazzo, Alessia…” sussurrò lui, il respiro che si faceva affannoso.

Lei rispose con un colpo di lingua sulla punta, poi si tirò indietro, lasciandolo gemere per la mancanza del suo calore.

Le tette

Alessia strinse il cazzo turgido fra i suoi seni generosi. Luca le afferrò le tette con avidità, schiacciandole insieme mentre lei si chinava per infilare la sua asta tra quella valle morbida. La pelle liscia e calda gli strusciava contro il cazzo, il movimento che diventava sempre più veloce mentre la punta sfiorava il suo mento.

“Dio, che tette perfette…” ringhiò Luca, le unghie che le scavavano leggermente la carne.

Alessia sorrise, strizzando i seni ancora più forte, le aureole che si indurivano sotto lo sfregamento. Quando sentì che stava per esplodere, si fermò di nuovo, lasciandolo imprecare.

Il culo

Si girò, presentandogli il suo sedere sodo e rotondo. Lo spinse lentamente indietro, facendo scivolare il cazzo tra le sue natiche. Luca era al settimo cielo, le mani che le stringevano i fianchi mentre lei muoveva il bacino, strofinandolo tra le pieghe della sua pelle.

“Merda, Alessia… non posso più resistere…”

Lei si voltò appena per guardarlo con occhi sfidanti. “Allora vieni per me.”

Fu sufficiente. Con un ultimo grido, Luca le scaricò addosso tutto il suo piacere, le strisce bianche che le macchiavano la schiena e il sedere. Alessia rise, soddisfatta, mentre gli altri ragazzi applaudivano e fischiavano.

La ricompensa di Alessia

Dopo aver soddisfatto tutti e sei i ragazzi, Alessia si lasciò cadere sul divano, le gambe che tremavano leggermente.

“Beh, avete avuto quello che volevate,” sospirò, sfregandosi le cosce.

Ma i ragazzi non avevano intenzione di lasciarla insoddisfatta. “Ora è il nostro turno di farti godere.” Marco si avvicinò, accarezzandole le tette e iniziando a succhiare i capezzoli.

La spinsero sul divano, le mani che le aprivano le cosce mentre due di loro si alternavano a leccarle il clitoride già gonfio. Un altro le infilava due dita dentro, scopandola con ritmo veloce. Alessia urlò, il corpo che si inarcava mentre l’orgasmo la travolgeva. E quando finalmente smisero, era distrutta, felice, e completamente soddisfatta.

Finale inatteso: Il prezzo del silenzio

Alessia giaceva sul divano, ancora scossa dai brividi del piacere, quando la porta della stanza si spalancò con un colpo secco. Il professor Ricci era sulla soglia, il volto contratto in una smorfia di stupore e desiderio represso.

“Che diavolo sta succedendo qui?” sbottò, ma il tono della sua voce tradisce un’eccitazione malcelata. Aveva sentito tutto: i gemiti, i sussulti, l’urlo finale di Alessia che aveva echeggiato fin nel corridoio.

I ragazzi si irrigidirono, ma Alessia, con una calma sorprendente, sollevò lo sguardo verso il professore. Le sue labbra erano ancora umide, il petto si alzava e si abbassava rapido.

“È quello che sembra, professore,” sussurrò con voce roca.

Ricci chiuse la porta alle sue spalle, gli occhi che le scorrevano sul corpo sudato. “Se questa storia dovesse arrivare al preside…” lasciò la frase in sospeso, ma il messaggio era chiaro.

Alessia capì al volo. Con un sorriso malizioso, si mise lentamente in ginocchio sul tappeto, le mani che si allungavano verso la cintura del professore. “Forse possiamo trovare un accordo,” sussurrò.

I ragazzi trattennero il fiato mentre lei sfilava la cerniera dei pantaloni e liberava il cazzo già duro dell’uomo. Senza esitazione, Alessia avvicinò le labbra alla punta, leccandola con languida lentezza. Il professore gemette, afferrandole i capelli mentre lei lo ingoiava tutto, profondamente, la gola che si contraeva intorno a lui.

La scena era surreale: i sei ragazzi che osservavano in silenzio, il professore che si abbandonava al piacere, Alessia che lavorava con abile determinazione. Quando Ricci raggiunse l’orgasmo, le scaricò in bocca tutto il suo carico, i fianchi che sobbalzavano in un ultimo sussulto di piacere.

Alessia si pulì le labbra con un dito, poi lo leccò con soddisfazione. “D’accordo?” chiese, fissandolo negli occhi.

Il professore, ancora scosso, annuì. “D’accordo.” Si sistemò i vestiti e uscì senza aggiungere altro, lasciando nella stanza un silenzio carico di tensione e adrenalina.

Alessia si lasciò ricadere sul divano, ridacchiando. “Beh, questa è stata una giornata davvero interessante.”

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